Lo scorso 19 marzo 2020 le Autorità turche hanno presentato una richiesta di consultazioni al WTO (World Trade Organization, in italiano Organizzazione mondiale del Commercio, OMC) di fatto avviando una controversia con l’Unione europea in merito alle misure di salvaguardia che quest’ultima ha imposto sulle importazioni di prodotti siderurgici.

La Turchia ritiene, infatti, che le misure di salvaguardia definitive imposte dall’Ue, a tutela del settore siderurgico europeo, e le indagini che hanno portato alla loro imposizione, sarebbero incompatibili con una serie di disposizioni dell’Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio, c.d. “Gatt 1994” (General Agreement on Tariff and Trade) e del correlato Accordo sulle misure di salvaguardia.

Si ricorda che le misure di salvaguardia definitive sulle importazioni di 26 categorie di prodotti di acciaio, istituite dall’Unione europea con Regolamento di esecuzione (Ue) 2019/159 del 31 gennaio 2019, successivamente oggetto di modifiche fino al gennaio 2020, consistono in contingenti tariffari e dazi addizionali sui prodotti fuori quota. Tali provvedimenti hanno, evidentemente, influenzato in maniera negativa le esportazioni di acciaio dalla Turchia.

Secondo quanto previsto dalle regole del WTO, le consultazioni bilaterali rappresentano la prima fase della risoluzione formale delle controversie: le due parti hanno 60 giorni per tentare di risolvere amichevolmente la controversia. In caso di mancato accordo, la Turchia potrà chiedere l’istituzione di un Panel, l’organo arbitrale permanente del WTO competente ad adottare la decisione della controversia.